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In queste pagine si è spesso raccontato dei sommovimenti che erano in corso per preparare il lancio su ampia scala della distribuzione della musica in Alta Risoluzione o High Resolution Audio (HRA). È di questi giorni la notizia che Consumer Electronics Association, Digital Entertainment Group e Recording Academy hanno coniato una definizione delle specifiche della Musica in Alta Risoluzione:

“… lossless audio that is capable of reproducing the full range of sound from recordings that have been mastered from better than CD-quality music sources.”

Audio lossless [formati senza perdite di dati, NdR] capace di riprodurre l’intero spettro sonoro da registrazioni che sono state masterizzate da sorgenti con qualità superiore a quella del CD.

Prima di ogni altra cosa, chi avesse bisogno di comprendere i processi e le modalità di digitalizzazione della musica, per comprendere la definizione coniata della Musica in Alta Risoluzione e le categorie distintive li rimandiamo all’articolo “La Digitalizzazione del suono”.

La coniazione di una definizione condivisa era necessaria, per evitare che siano utilizzati criteri arbitrari per proporre materiali Hi-Res. In questo senso questa definizione è una tutela del consumatore, per evitare che siano offerti materiali ricavati da una sorgente qualitativamente non superiore ad un CD e spacciati per contenuti Hi-Res senza precisarne la provenienza. Partire da un file a 16 bit 44.1 kHz, convertirlo a risoluzioni e campionamenti maggiori è un’operazione estremamente semplice, sia in senso tecnico che commerciale, nel caso qualcuno voglia spacciarlocome Alta Risoluzione. Il problema, da un lato, è che con una semplice operazione di ricostruzione di plastica musicale non è possibile rigenerare suoni che non sono stati acquisiti in fase di registrazione. Dall’altro lato, il file che si otterrebbe sarebbe peggiore persino dell’originale, perché inevitabilmente verrebbero introdotti degli artefici digitali frutto di una elaborazione puramente matematica. Spingendoci oltre e con una punta di ironia è possibile immaginare il caso di qualche venditore on line che inizi a spacciare come contenuti Hi-Res conversioni ottenute persino da file lossy, magari ricavati da file MP3 a 128 kbps.

Riprendendo la definizione elaborata per i formati Hi-Res, si può notare che il prodotto finale viene correlato al formato della registrazione Master dal quale è ricavato, che deve essere superiore a quella del CD: 16 bit 44.1 kHz. Ad esempio in questa definizione dovrebbero rientrare le registrazioni Master effettuate con i DAT (Digital Audio Tape) a partire da 16 bit 48 kHz. Come però vedremo successivamente, nella definizione delle categorie che descrivono i prodotti finali in relazione alle registrazioni dalle quali sono derivati, sono stati introdotti ulteriori adattamenti.

Altra precisazione fornita è che i file devono essere in formati lossless, cioè senza perdita di dati anche se utilizzano delle compressioni. I formati comunemente associati a questa specifica sono: FLAC, ALAC, WAV, AIF e DSD (DFF e DSF).

Passiamo alle categorie e alle sigle adottate per distinguere e indicare le differenti registrazioni di provenienza:

  • MQ-P da sorgente PCM a 48 KHz e 20 bit o superiore (tipicamente 96/24 o 192/24)
  • MQ-A da master analogico
  • MQ-C da master di qualità CD (44.1 KHz e 16 bit)
  • MQ-D da sorgente DSD/DSF (tipicamente a 2.8 o 5.6 MHz).

Nel comunicato ufficiale rilasciato non vengono fornite altre precisazioni riguardanti queste categorie, ma osservandole nel dettaglio si possono dedurre alcune eventualità. Iniziamo dalla sigla MQ che presumibilmente è costruita riferendosi ai termini Music Quality, alla quale vengono affiancate le lettere P per PCM, A per Analog, C per CD, D per DSD.

Iniziamo dalla categoria MQ-C, la quale rivela che è prevista la distribuzione di file in qualità CD, magari offrendo a prezzo più basso il loro acquisto rispetto a materiali in Hi-Res.

Proseguiamo con MQ-P, in questo caso siamo un po’ sorpresi, perché i Master realizzati con i DAT a 16 o più bit, ma non a 20, e campionamenti a 48 kHz sarebbero esclusi sia da questa categoria che da quella MQ-C. In pratica sono stati dimenticati in un limbo, non essendo inseribili in nessuna delle categorie formulate. Non sappiamo se questa è stata una svista o il frutto di una valutazione, magari non ritenendoli a tutti gli effetti Hi-Res.

Passiamo al caso MQ-A, file ricavati da Master analogici, questa categoria dovrebbe prevedere che da questo tipo di Master siano ricavabili, ovviamente, file di qualità CD, come è sempre avvenuto, che di qualità Hi-Res, come in diversi casi è già avvenuto. Questo secondo caso ci permette di riprendere una vecchia e mai sopita polemica. Ma come, il CD non era il supporto capace di offrire la musica perfetta? Ricordiamo che questo era stato lo slogan col quale era stato presentato il Compact Disc in opposizione al disco in vinile. La considerazione che ne traiamo è che il supporto perfetto in verità non era in grado di ospitare la qualità acquisita con le Registrazioni analogiche originarie o almeno con parte di queste. Questa ammissione ci porta alla conclusione che il CD pur avendo avuto vari meriti non può vantare quello di aver offerto prestazioni superiori a quelle offerte dalle tecnologie analogiche di masterizzazione. Conclusione reiterata e rafforzata dall’esclusione delle registrazioni effettuate con i DAT da quelle utilizzabili per realizzare file in Alta Risoluzione.

Ricordiamo che nel documento di presentazione della definizione della musica in Alta Risoluzione si dichiara di essersi avvalsi del contributo di varie organizzazioni professionali per giungere alla elaborazione delle specifiche: Leading members of The Recording Academy’s Producers & Engineers Wing provided valuable feedback on this new High Resolution Audio definition and descriptors for Master Quality Recordings, and we’re grateful for their input and expertise, …”.

About The Recording Academy: Established in 1957, The Recording Academy is an organization of musicians, songwriters, producers, engineers and recording professionals that is dedicated to improving the cultural condition and quality of life for music and its makers. Internationally known for the GRAMMY Awards – the preeminent peer-recognized award for musical excellence and the most credible brand in music – The Recording Academy is responsible for groundbreaking professional development, cultural enrichment, advocacy, education and human services programs. The Academy continues to focus on its mission of recognizing musical excellence, advocating for the well-being of music makers and ensuring music remains an indelible part of our culture.

Leggendo nella filigrana delle definizioni e delle categorie elaborate come potremmo scordare quanto dichiarato per legittimare la diffusione dei formati lossy riguardo l’inaudibilità delle differenze rispetto al formato CD? Pur non dimenticando, siamo lieti che lentamente e a fatica riemergano le proporzioni reali delle differenze.

Parallelamente a questo fenomeno di abbassamento della qualità media offerta nella distribuzione di contenuti musicali, rileviamo che nel campo delle immagini sia video che fotografiche si è verificata una dinamica diametralmente opposta. Dopo un periodo nel quale le riprese digitali delle immagini erano sensibilmente inferiori a quelle analogiche, in tempi abbastanza rapidi si è assistito allo sviluppo e alla diffusione intensiva di nuove e più performanti tecnologie. Si pensi alla risoluzione delle riprese di molti smartphone odierni, che superano largamente quelle Full HD, tanto da non consentirne la visualizzazione nativa su schermi 1080p. Oppure si pensi alla recente diffusione di schermi e trasmissioni 4K (Ultra HD) irradiate per ora poco più che sperimentalmente da satellite e in streaming. Per cogliere il trattamento opposto che le industrie cinematografica e discografica hanno riservato a queste due tipologie di contenuti multimediali.

Tornando alla panoramica delle categorie delle registrazioni Master, per ultimo abbiamo lasciato la MQ-D, che si riferisce a sorgenti di registrazione in formato DSD/DSF. Questo formato di tipo Bitstream è stato utilizzato per realizzare i Super Audio CD (SACD). Per chi non lo conoscesse diciamo che questa proposta è stata una delle ultime iniziative volte a creare e proporre un supporto fisico che sostituisse il CD offrendo una qualità di riproduzione audio superiore.

In conclusione diciamo che guardiamo con molto interesse a quel che sta accadendo nella distribuzione di contenuti musicali. Perché a decenni di distanza dalla nascita del CD, invece della proposta di formati lossy, potremmo usufruire di formati digitali capaci di oltrepassare in una volta sia i limiti dei file lossy che dello stesso CD.