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Da alcuni anni vari proiettori venivano presentati come 4K compatibili, ed in effetti vantavano la caratteristica risoluzione di 3840 x 2160 pixel. La risoluzione 4K è un multiplo rispetto allo standard Full HD, composto da 1920 x 1080 pixel.

Purtroppo l’utilizzo di questa risoluzione era limitato dalla mancanza di contenuti 4K nativi, salvo poche eccezioni si finiva per utilizzare contenuti Full HD rielaborati. La risoluzione veniva aumentata rielaborando l’immagine con l’impiego di algoritmi matematici (Upscaling). Ovviamente un algoritmo matematico di questo tipo è tutt’altro che perfetto: da un lato l’incremento di risoluzione è fittizio, dato che è solo una duplicazione dei pixel originali con l’aggiunta di alcuni accorgimenti adattativi, e dall’altro introduce artefatti nell’immagine. L’uso del termine artefattiè semplicemente un eufemismo linguistico utilizzato per descrivere i difetti che la rielaborazione dell’immagine genera.
Il limite maggiore e ancor più grave della risoluzione 4K, anche quando si hanno a disposizione contenuti nativi 4K, è che l’incremento della risoluzione non è mediamente percepibile dagli utilizzatori. In questo fenomeno ricadono varie condizioni di utilizzo: affinché l’incremento di risoluzione sia percepibile lo spettatore deve avvicinarsi in modo assolutamente inusuale allo schermo o questo deve avere dimensioni giganti.

Da questo limite però è scaturito un fatto positivo, le aziende intente a studiare formati d’immagine più avanzati da adottare, hanno impartito agli ingegneri dei reparti Ricerca e Sviluppo il compito di elaborare specifiche tecniche in grado di garantire un incremento della qualità dell’immagine nitidamente percepibile dagli utenti. Da questo lavoro di ricerca sono scaturite le nuove specifiche che sono state adottate con il Blu-Ray Ultra HD, di queste le più significative sono:

  • HDR (High Dynamic Range)
  • Wide Color Gamut (Gamma colore estesa)
  • 60 frame al secondo.

Grazie all’adozione di queste specifiche il cosiddetto 4K si è arricchito di peculiarità realmente innovative ed efficaci, offrendo una qualità d’immagine nitidamente percepibile.

Purtroppo in questo articolo non abbiamo lo spazio per illustrare dettagliatamente queste nuove specifiche, possiamo solo tratteggiarle sinteticamente in modo semplificato.

HDR è l’intervallo dinamico dei livelli di luminosità riproducibili. In sintesi, questo intervallo delimita il differenziale del livello di luminosità superiore e inferiore ottenibili. Sarebbe riduttivo leggere questa definizione come un semplice aumento dei livelli massimo e minimo della luminosità. Perché quanto più ampio è questo intervallo, tanto maggiore è l’intervallo delle varietà intermedie di luminosità. Infatti HDR non va visto solo come un parametro tecnico a sé stante, quanto come un fattore che interagisce e condiziona anche altri parametri: ad esempio, contrasto e colore.

Il Gamut colore esteso definisce la varietà delle sfumature di colori riprodotti comparata con la capacità di percezione dei colori propria dell’occhio umano. Quanto maggiore è la Gamma colori tanto più lo spettro di riproduzione delle sfumature dei colori si avvicina o corrisponde a quella percepita dall’occhio. Anche nel caso del Gamut colore è presente un’interdipendenza con un altro fattore tecnico, la risoluzione. Solo una risoluzione maggiore può consentire la riproduzione di una più vasta gamma di sfumature di colori. In questo senso il Gamut si coniuga con la risoluzione 4K.

60 frame al secondo (i frame sono l’equivalente elettronico dei fotogrammi delle pellicole) in senso dinamico incrementano la risoluzione percepita, aumentano le differenze fra le immagini in sequenza acquisite e riprodotte aumentandone i dettagli. Oltre a questo aspetto, un maggiore numero di frame per secondo conferisce all’immagine stabilità eliminando la percezione della oscillazione dei pixel.

La nuova serie Blackwing 2016 di Cineversum

Dopo queste necessarie note introduttive, passiamo finalmente a descrivere il videoproiettore oggetto di questa presentazione.

Cineversum ha da poco rilasciato le nuova serie Blackwing 2016, composta da tre modelli: Blackwing One, Two e Three. Questa nuova linea di prodotti presenta le seguenti caratteristiche comuni ai tre modelli:

  • risoluzione 3840 x 2160 pixel (4K)
  • 2 ingressi HDMI 2.0 e HDCP 2.2
  • HDR
  • 60 frame per secondo
  • Lente Zoom motorizzata ad ampia escursione: 1.4 – 2.8
  • Lente Basculante motorizzata in verticale e orizzontale.

Le differenze fra i tre modelli, in particolare fra il Model One e gli altri due, questi ultimi presentano differenze meno significative fra loro, sono:

  • rapporto di contrasto: rispettivamente 40.000 / 120.000 / 150.000:1
  • luminosità: rispettivamente 1.700 / 1.800 / 1.900 Ansi lumen
  • calibrazione THX e ISF solo per i modelli TWO e THREE
  • estensione della Gamma colore: Model ONE 2016 supporta sRGB REC709 (HDTV), Model TWO e THREE 2016 supportano DCI-P3.

Quest’ultima è sicuramente la differenza che maggiormente distingue i due modelli maggiori dal minore. Come spiegato in precedenza, questa è una delle specifiche avanzate adottate nel nuovo standard Ultra HD.

Blackwing TWO 2016 alla prova dei fatti

La prova di questo videoproiettore è stata eseguita avendo ben in mente le prestazioni della serie Blackwing precedente, la 2015 MKII e non solo. In questo articolo riferiamo solo sinteticamente queste prove, perché venerdì 22 e sabato 23 aprile 2016 presenteremo Blackwing TWO 2016 e il nuovissimo lettore Blu-Ray 4K Ultra HD Panasonic DMP-UB 900.

Esteticamente il nuovo modello non è dissimile da quelli che lo hanno preceduto, anche se abbiamo immediatamente notato che il copri lente motorizzato si apre appena avviata l’accensione. È una dotazione che consideriamo utile, perché nel caso di proiettori posizionati a soffitto o in posizioni difficili da raggiungere è difficile pensare che la lente venga sempre coperta e pulita.

Inizialmente ci aspettavamo un miglioramento rispetto ai modelli precedenti, significativo, ma pur sempre nel solco della tradizione delle caratteristiche tipiche della serie Blackwing. Invece appena abbiamo messo in riproduzione un disco Blu-Ray Full HD, da subito ci è parso fossimo dinanzi ad un proiettore completamente nuovo e differente. Nettamente migliore dei suoi predecessori: colorimetria, intensità e contrasto del nero, definizione e compattezza dell’immagine. In pratica tutto ci è parso diverso e migliore, l’impressione è di trovarsi di fronte ad un apparecchio completamente e felicemente ripensato.

Quando poi siamo passati a riprodurre dischi Ultra HD ci è parso di entrare in un altro universo della riproduzione delle immagini. La combinazione di HDR, Gamut esteso e risoluzione incrementata creano un panorama integralmente nuovo: la ricchezza di riflessi delle superfici metalliche, l’intensità delle luci, la varietà delle sfumature di colore, il caleidoscopio di micro dettagli in armonia fra loro. In sintesi riassumeremmo questo insieme di percezioni ricorrendo al termine naturalezza. Per la prima volta dopo molto tempo e molte visioni di svariati videoproiettori ci sentiamo di scomodare, crediamo a ragione, questa inflazionata e abusata definizione, alla quale siamo ricorsi rarissimamente. In un istante abbiamo nitidamente percepito la distanza da ciò che eravamo abituati a vedere.

Nota a margine

Da tempo abbiamo avuto modo di vedere e valutare gli schermi OLED di LG. Più recentemente abbiamo avuto modo di vedere all’opera il primo TV Panasonic OLED e, nel commentare, avevamo scritto che non è più possibile pensare di valutare un prodotto pregiudizialmente e semplicemente partendo dalla base hardware che utilizza. Perché l’ottimizzazione del prodotto perseguita ricorrendo a componentistica di pregio e, ancor più, elaborando e affinando il software che presiede e definisce l’utilizzo dell’hardware, fanno la differenza. Altrimenti perché a suo tempo Panasonic acquistò i diritti per l’utilizzo delle soluzioni software ideate da Pioneer per i suoi schermi al plasma e assunse ingegneri che su queste avevano lavorato? Perché l’hardware è una base dalla quale partire, e a seconda delle realizzazioni può essere più o meno performante. Dopo che questa viene definita, è il software che istruisce e definisce in modo determinante le modalità di lavoro dei Chip grafici. In ultima analisi è il software a determinare le prestazioni finali che la base hardware offre potenzialmente. Questo fenomeno è evidente e sperimentato in tutti i settori tecnologici dove elettronica e informatica interagiscono.

La Nota che abbiamo scritto ci è venuta in mente osservando il videoproiettore Blackwing TWO 2016 all’opera: ottimizzazione hardware e software possono fare la differenza a confronto con realizzazioni simili ma meno affinate. Il tempo di sviluppo di un prodotto è un costo e anche quello software è parte non marginale di questo. Per una grande azienda, attenta al contenimento dei prezzi, ridurre i costi di sviluppo è essenziale, più di quanto lo sia una prestazione tecnica all’apice delle possibilità. Questa è la ragione per la quale in prodotti realizzati per essere venduti in consistenti quantità, sarà sempre presente un margine di sviluppo e miglioramento. A condizione che chi si trovi a realizzarlo abbia le competenze e le risorse necessarie, condizioni queste non facili da rintracciare.