Non è colpa della radio né di Spotify o di quell’altro servizio di streaming al quale ti sei registrato. Se sei entrato negli “anta”, e magari non da poco, è fisiologico che ti piaccia sempre di più ascoltare la stessa musica, lasciando perdere le nuove proposte.
In altre parole, con l’avanzare dell’età le persone tendono ad avere sempre meno canzoni preferite nella loro playlist: è quanto assicura un ampio studio internazionale che per la prima volta ha analizzato in maniera scientifica come i gusti musicali cambiano nel corso della vita.
15 anni di ascolti, più di un milione di brani
Condotta dall’Università di Göteborg e dalla Jönköping University in Svezia e dall’ Università di Primorska in Slovenia, la ricerca si è basata sui dati raccolti da Last.fm, una piattaforma che permette di tracciare e condividere le proprie abitudini di ascolto musicale.
Davvero impressionante la mole di informazioni che è stata presa in esame dal team: oltre 542 milioni di ascolti, riferiti a più di un milione di brani, riguardanti più di 40.000 utenti nell’arco di 15 anni. Poiché gli iscritti a Last.fm sono obbligati a inserire la loro data di nascita al momento della registrazione, è stato possibile analizzare i comportamenti musicali con il passaggio da un’età all’altra.
Il tempo passa, i gusti si restringono
Secondo quanto emerso dall’analisi scientifica dei dati, in termini assoluti i più giovani mostrano un forte interesse per la musica contemporanea e seguono le tendenze della cultura pop. E nella transizione verso l’età adulta l’orizzonte musicale tende ad ampliarsi: si sperimentano nuovi generi e artisti, l’ascolto diventa più vario e meno legato alle mode del momento.
Con l’avanzare dell’età lo spettro musicale di interesse tende però a restringersi e la nostalgia finisce quasi sempre per condizionare le scelte di ascolto in età matura e ancora di più nella terza età: le canzoni amate in precedenza ritornano ai primi posti della personalissima hit-parade come a rappresentare una felice “colonna sonora” della propria vita.
C’è anche chi conserva una certa curiosità per nuovi cantanti e generi, ma la maggior parte finisce per ascoltare ripetutamente i brani che hanno segnato la giovinezza.
Un avvertimento per le piattaforme di streaming
Un altro dato interessante emerso dallo studio riguarda la condivisione dei gusti. Se per gli adolescenti è facile ritrovarsi con i coetanei su molte canzoni preferite, questo diventa sempre più raro con il passare degli anni: i sessantenni, ad esempio, hanno tendenzialmente preferenze musicali molto più uniche e individuali, anche assai differenti tra gli uni e gli altri.
Secondo gli autori, i risultati dello studio andrebbero presi in seria considerazione anche dalle piattaforme di streaming e inseriti nei loro algoritmi di raccomandazione. Alan Said, coautore dello studio e professore associato di informatica all’Università di Göteborg, si spinge addirittura a dichiarare che “un sistema che consiglia la stessa musica a tutti, indipendentemente dalla loro età, rischia di fallire”.
Ascoltare meglio
Un buon suggerimento per continuare ad apprezzare nel tempo l’ascolto della stessa musica, è di “ascoltarla meglio“. Ascoltarla meglio è possibile, migliorando l’impianto col quale ascoltare i propri brani preferiti, o le Playlist. Ascoltandola meglio si potranno scoprire nuove sfumature, provare nuove emozioni, diverse e inattese rispetto a quelle alle quali si è abituati. La libreria musicale può essere riascoltata per intero perché pregna di novità.





